Per quale motivo siamo qui?
Se non si riesce a dare una risposta a questa domanda è come se lavorassimo in astratto, nel vago.
Ogni volta che incontro persone che fanno teatro devo necessariamente porre questo quesito. Non ho intenzione di indagare le vostre aspettative, ma di farvi percepire un aspetto del lavoro senza il quale tutta una serie di attività che svolgeremo, non avrebbero senso.
La risposta che mi do io è questa: per me siete qui per costruirvi e non per imparare a costruire un'opera. Anche se parleremo di tecniche, procedimenti così via, è come se questi aspetti passassero in secondo piano. La cosa più importante è che ciascuno di voi abbia la consapevolezza di essere qui per prepararsi al lavoro teatrale.
Il primo passo che un regista deve fare non è quello di pensare all'opera ma di pensare a prepararsi affinché possa arrivare all'opera, o meglio: deve prepararsi affinché l'opera possa avvenire.
Se non capiamo questo principio diventiamo semplicemente dei mercenari di quest'arte, dotati di strumenti ma privi del primo fondamentale livello professionale: l'edificare sè stessi. Il lavoro dell'artista è soprattutto prepararsi a fare arte.
[tratto da RETROSCENA - APPUNTI DI REGIA TEATRALE]
L'arte richiama al nostro personale "vorrei essere", che è nascosto tra le frange dell'abitudinaria dimenticanza.
Il traghettare all'altro mondo implica la capacità di effettuare manovre, di cambiare rotta ed affrontare marosi, di dialogare con i propri elementi ed essere padroni di un proprio linguaggio, strumento essenziale per condurre e farsi condurre da qualche parte.