Se siete arrivati a leggere questa pagina, avete imboccato il sentiero giusto! Non si tratta infatti del solito corso di regia, del solito insieme di nozioni più o meno tecniche su come ideare e realizzare uno spettacolo teatrale tenendo conto di tutti gli strumenti necessari.
Il Master dell'Accademia di Regia va oltre: è una vera e propria esperienza "illuminante", indispensabile sia nell'ambito professionale di ogni regista e attore, così come nella propria vita personale.
Qui di seguito alcune risposte in "pillole" che potrete approffondire durante il Master.
Non esiste un mondo spirituale se non vi è quello materiale: l'equilibrio consiste nel vivere fra i due mondi.
Così l'arte del regista è soggetta sia a dinamiche emotive e casuali, sia a principi tecnici ricercati, capaci di creare un evento significativo per lo spettatore. Evento, di volta in volta, unico nel suo genere.
È la possibilità di scoprire e mostrare altri mondi nel nostro mondo. A volte mi soffermo stupito ad osservare nel lavoro degli attori, l'immaginabile. Anche se non lo capisco, quel che fa di ciò che vedo azione, è quel livello di commozione che s'agita quando mi si mette in presenza di questo altro mondo.
Il regista deve dare e ricevere fiducia. Come il comandante di una nave, deve essere consapevole delle proprie azioni, per non essere in balia delle onde e dei venti. Deve condurre l'azione scenica ad una visione unificante, riassumendo le dinamiche del dramma e l'arte rappresentativa degli attori.
L'attore dovrebbe sapere che lo sguardo di colui che lo sta seguendo è lo sguardo della speranza, lo squardo di colui che desidera sperimentare quel qualcosa di nuovo, sul "finire e il cominciare", che è il senso e la sostanza della rappresentazione teatrale. È sulla disponibilità dello spettatore che l'attore lavora.
Il teatro si colloca in un’esperienza differente da quella della vita normale, ciò implica una capacità di lettura altra e più ricca da quella che si usa solitamente per comprenderci e comprendere la realtà, composta da un sistema percettivo in cui semantica, antropologia e sistemi neurofisiologici fanno da padroni.
Il metodo proposto si focalizza sull'essenza drammaturgica del testo, che immancabilmente, oltre alla narrazione dei fatti, necessita di soggetti e di oggetti per avere un senso. I soggetti e le cose sono sempre dei "segni" e le loro relazioni determinano una struttura. La storia vera, il suo senso, apparirà solo alla fine.